TEATRO DEL LEMMING – METAMORFOSI nel labirinto della memoria

DAL 08 AL 13 APRILE 2025 – TEATRO STUDIO | Rovigo
NEL LABIRINTO DELLA MEMORIA, ispirato alle Metamorfosi di Ovidio, conduce i partecipanti all‘interno di un percorso labirintico, che è insieme anche un‘immersione radicale, intima e personale nello spazio del rito, del mito e del sogno.
“Sospeso, magmatico, avvolgente, (ri)mette al centro sensi e contatto fisico. Liberamente ispirato ad Ovidio (ma anche a Rilke, Dante, Merini e ai miti classici greci), lo spettacolo-creazione di Massimo Munaro, ci regala il senso perduto del vero rito.“
Stefania Chinzari
“L’essenza stessa di questa esperienza, è la possibilità di mettere in contatto, l’intimità più singolare del nostro esserci contingente dentro il tempo della storia, con la memoria archetipica che ne costituisce, junghianamente, l’universale alimento, la condivisa risonanza che, nella sua manifestazione drammaturgica, rende possibile essere noi stessi e insieme parte degli altri, ovvero del Tutto.“
Maria Dolores Pesce
Nel labirinto delle memoria può essere considerata quasi una summa poetica del Teatro del Lemming, poiché ricollegandosi alla Tetralogia dello spettatore, che tanto ha significato nella storia del gruppo, quest‘opera contiene tutti gli elementi costitutivi della singolare poetica della Compagnia.
La veste bianca, il silenzio, la luce delle candele, l’ordine che predispone ciascuna cosa introducano alla sacralità dell’incontro. e poi, ogni gesto. ogni atto sono il compiersi di un rito.
Un rito che invoca una nuova nascita.
La disposizione circolare degli attori e di noi spettatori intorno a un unico altera stabilisce fin dall’inizio una forte connessione tra tutti noi presenti, si viene inseriti in qualcosa che accade e allo stesso tempo si è parte integrante di esso: tutti ci troviamo a condividere uno spazio, un tempo che ci proiettano a una origine lontana, essenzialmente comune e a condividerci nell’incontro con gli altri.
Lo sguardo, i gesti di ogni attore li ho percepiti come un phàrmakon che vuole prendersi cura, che vuole accogliere e creare incontro. E’ stata una esperienza catartica, questo intimo senso di connessione stabilito dall’atto rituale mi ha fatta sentire parte di un tutto e mi ha fatto sentire il tutto che va riconosciuto in noi, ma è stata una esperienza anche destabilizzante nel vedere la propria immagine riflessa a prendere coscienza di un sé in continua metamorfosi. Ma su tutto si impone un profumo rigenerante di anguria che conforta. Ho percepito l’entrare – ritornare alla luce, che mi è apparsa improvvisa, inaspettata, come una nascita, una palingenesi: dal buio ancestrale, cosmico alla luce della mia realtà.
vi ringrazio per il vostro lavoro.
con stima,
Caterina
Buongiorno sono Michela sono venuta vedere lo spettacolo metamorfosi lo scorso 11 aprile e mi sono voluti un po’ di giorni per poter elaborare il tutto.
Ero un po timorosa ad assistere alla suddetta rappresentazione; essere accompagnate vestiti da una tunica bianca ( candido, purezza) all’interno del palco, luci soffuse dal fioco lume delle candele a trasportare lo spettatore in questo viaggio introspettivo e anche intimo.
Spogliare la propria anima da schemi e preconcetti del corpo, non più fine a se stesso, ma più come strumento e messaggero. Come il vedere il proprio volto riflesso nello specchio partecipe nel rituale di una presa di coscienza delle fragilità umana di come eravamo e di come l’ambiente che ci circonda ci cambia …e come noi a nostra volta con le nostre decisioni possiamo influire su di esso.
Il viaggio in questo labirinto di memorie mi ha colpito positivamente, bravi gli attori …uno spettacolo che merita essere visto e/a partecipare.
Gentile Massimo,
sono stato colpito dal lavoro “METAMORFOSI di forme mutate”.
L’approccio rituale e misterico, accresciuto dal coinvolgimento dello spettatore-protagonista nel nel labirinto della memoria, trasferisce il sentire in una dimensione nella quale gli eventi si sovrappongono ed il tempo svanisce.
Mi permetto una riflessione sulla metamorfosi.
Se fosse che la materia inanimata, d’un tratto, per accidente o per sovrumana volontà, si ammalasse originando la vita che diventa malattia e coscienza della stessa?
E se il viaggio del nostro esistere fosse volto al ritorno all’UOVO primordiale, ovvero, alla materia pura e inanimata?
Grazie e complimenti.
Cordiali saluti
Stefano G.
Alla fine anche queste METAMORFOSI – DI FORME MUTATE sono autoconclusive, nel senso che non risentono dell’assenza della seconda parte (Nel Labirinto della Memoria, che qui non si è potuta fare). O meglio, risentono certo della portata esplosiva che il lavoro nella sua interezza possiede, però in questa versione abbreviata viene accentuata la dimensione rituale e l’impossibilità di un incontro reale con un passato interamente trascorso. Il passato è passato. Figure fuggitive, inconsistenti. Sono solo presenze che non persistono. Svaniscono con la stessa premura di quando sono apparse.
L’effetto è cinematografico. O almeno io l’ho sentito così. Come un film. Dentro a un film. Io sono prossemico alle immagini, alle figure. Sono presente ma come in un sogno che non potrò trattenere al risveglio.