TEATRO DEL LEMMING – AMORE E PSICHE una favola per due spettatori

DAL 10 AL 16 FEBBRAIO 2025 – TEATRO STUDIO | Rovigo

Il lavoro su AMORE E PSICHE prosegue sulla strada aperta dai nostri precedenti lavori dedicati alle figure di EDIPO e DIONISO e si propone come ideale continuazione.

“Per raccontare Amore e Psiche del Teatro del Lemming bisognerebbe essere in grado di descrivere un’emozione. Rispondere all’arte con l’arte insomma. Una sequenza di quadri che tocca tutte le corde delle emozioni in trenta minuti in cui ci si incontra e si ama sul serio, si muore e si rinasce davvero, in cui ho sorriso guardando il volto della mia sposa. Una esperienza sensibile che rompe l’estraneità di uno spettatore con l’altro, per un solo e unico secondo in cui il teatro diventa luogo d’incontro e condivisione. Tecnicamente il castello di Munaro raggiunge la perfezione. Un lavoro da vedere per conoscere le reali potenzialità, spesso inutilizzate del teatro. La poetica del Lemming raggiunge qui una prova di maturità decisiva imponendone il nome tra le realtà più interessanti del teatro contemporaneo”.
Gian Maria Tosatti

Per il Teatro del Lemming Amore e Psiche – una favola per due spettatori è la terza parte del ciclo denominato Tetralogia dello spettatore. Il lavoro prevede un coinvolgimento diretto, drammaturgico e sensoriale di soli due spettatori a replica, un uomo e una donna.

Commenti (2)

  • Sono rimasta molto colpita dalla bellezza della rappresentazione. Tutto l’insieme mi è risultato avvolgente e trascinante in una sequenza di situazioni nuove, eppure note alle mie emozioni.
    Il contrasto e al tempo stesso il contatto tra vita e morte mi sono sembrati naturali e mi sono sentita molto compresa nel mio stato di essere umano vivo, ma mortale.
    Ho trovato apprezzabile la ricerca di raffinata precisione nel disegnare i diversi momenti esperienziali, rendendolo facilmente accessibile allo spettatore il suo coinvolgimento emotivo e sensoriale durante il percorso attraverso il dramma.
    Ho l’impressione che gli attori, che conosco da tempo, abbiano ancor più affinato la propria capacità interattiva e rappresentativa, in quanto mi hanno letteralmente affascinato e perfettamente coinvolta emotivamente nella storia che ho vissuto con loro durante la rappresentazione.
    Devo dire che la dimensione di questo Amore e Psiche è veramente grande. Non mi è facile trovare zone d’ombra per contribuire ad un eventuale perfezionamento dello spettacolo, se non che …a un certo punto finisce.
    Bravo Massimo, che non cede a ripetizioni, ma rielabora sempre in forme nuove e intense le nostre verità più profonde, tanto spesso volutamente e stoltamente celate.
    Con stima e affetto,
    Isabella T.

  • Io e Agnese siamo stati al teatro del Lemming a vedere “Amore e Psiche”. La cosa bella è che lo avevamo programmato senza tenere conto del fatto che fosse San Valentino, cosa che abbiamo realizzato solo qualche giorno prima. Avevamo organizzato una cosa molto romantica per il semplice fatto che desideravamo viverla, non perché ci sentivamo “costretti dalla festa di quel giorno” e questo, come convenimmo entrambi, dava valore alla nostra scelta. Io, prima dello spettacolo, ero molto emozionato e forse ero anche un po’ impaurito, mentre lei era più serena, con la mente aperta ad accogliere qualsiasi cosa fosse arrivata.
    Quando Massimo ci fece entrare, ci chiese di slegarci i capelli: per me, lo chignon è una sorta di difesa, dunque quel momento fu proprio un bel modo per rendermi inerme. Afrodite ci accompagnò vero l’inizio preannunciandosi che avremmo avuto a che fare con qualcosa di mostruoso. E, in effetti, la scena che ci si parò davanti, era una scena tragica, di morte, che mi fece un po’ paura. Capii che ci trovavamo nei panni di Psiche, la povera ragazza condannata ad un matrimonio con una creatura tenebrosa. Ecco, quel terrore non lo deve avere provato solo lei, ma anche ogni giovane donna costretta a sposare con qualcuno che non conosce, dunque è un’emozione molto comune ancora oggi, purtroppo.
    In tutto questo, stringevo forte la mano di Agnese, mi confortava il fatto che fossimo assieme. Poi ci trovammo davanti ad una tavola imbandita, il che fu una sensazione molto strana: sarà una trappola o possiamo sentirci a casa? Le voci che stiamo sentendo e chi invitano a prendere parte al banchetto sono amichevoli o ci stanno traendo in inganno? Entrambi, di solito, non beviamo mai alcolici, ma questa volta un sorso di vino lo bevemmo. Tutti i dubbi che avevo, scomparvero, nel momento in cui feci un salto nel buio. Due mani erano tese verso di noi e delle voci ci invitavano ad entrare in un luogo buio, dove si trovava Eros, il quale non voleva assolutamente essere visto. Ci separarono, appena entrati, e non si vedeva nulla: l’unica cosa che si poteva fare era usare gli altri sensi. Il tatto mi permetteva di sentire l’abbraccio che stavo ricevendo, la pelle che stavo toccando. Ascoltavo le sue dolci parole con l’udito e il fatto che fossero sussurrate mi faceva venire i brividi. Annusavo il suo profumo. Insomma, mi sciolsi completamente, nel buio, senza vedere Eros. Psiche faceva l’amore al buio con il suo coniuge, ma l’immaginazione di una persona non può in nessun caso rendere giustizia all’esperienza sensoriale che si può vivere. E viverla in quel modo, così inaspettatamente, fu a dir poco magico. Quando poi se ne andò, provai un senso di abbandono. Si aprì una tenda, io ripresi la mano di Agnese e sentimmo una voce che ci chiamava “ non sei curioso di vedermi?” Eccome se lo ero! Ero talmente curioso che mi dimenticai completamente della storia e non pensai assolutamente che vedere Eros, e infatti la curiosità sortì il suo effetto: sparirono le persone che avevamo abbracciato. Feci appena in tempo a chiederle : “Tutto bene?” che ci separarono, perché “ solo quello che è stato separato può essere ricongiunto”. Iniziò la parte di viaggio in cui ero solo. E così entrai in una stanza buia con uno specchio, nella quale danzai con una donna vestita di bianco, Non capii molto quello che stava succedendo e forse è giusto anche così, cioè non capire tutto, ma lasciare spazio anche a qualcosa di misterioso ma mi fece sentire a mio agio, con molta naturalezza…
    Ero solo, ma ogni tanto pensavo: “Chissà dove sarà lei?” Ero scombussolato e correre nel buio accompagnato da qualcuno che mi teneva la mano fu molto interessante.
    Poi ci fu il momento in cui mi chiesero di rivelare il mio segreto. A pensarci bene, a posteriori, questa scerna rappresenta in maniera emblematica quello che Massimo ci diceva sempre quando veniva in classe, al liceo: “ Non esiste uno spettacolo uguale all’altro, ogni volta si instaurava un rapporto unico ed impossibile da replicare, fra spettatore e attore!. Questo lo vissi in maniera evidente in quel momento, ma anche per tutto lo spettacolo: gli attori sanno adattarsi e reagire in base a quello che succede in ogni attimo. Ad ogni modo risposi così: “ Il mio segreto è che ho paura di essere giudicato dagli altri”. Una confessione non troppo ragionata, ma autentica. “E’ un segreto triste: piangerò con te” mi venne detto. “ Tu ami?” “ Si”, risposi. “ E allora capirò tutto”. Mi accompagnò in un posto che mi disse essere pericoloso: “Sarà difficile, ma tu devi resistere!” .
    La scena che mi si parò davanti fu tetra: ebbi un po’ di paura, ma non capivo quale fosse il pericolo e così feci tutto quello che mi veniva chiesto, finché non mi ritrovai sotto un velo e l’uomo iniziò a gettarmi sopra della terra. Capii che mi stava seppellendo, così mi ribellai. La terra aveva proprio un profumo caratteristico, che mi piacque moltissimo, quasi come quello della lavando. Mi appoggiò sul volto un maschera mortuaria” e mi chiese: “ Che cosa resterò di te, a parte la morte?” Che domanda, mi terrò impegnato a pensare per un po’.
    Poi ci ricongiungemmo: ricordo molto bene il grande abbraccio che diedi all’attrice. Appena ne ebbi la possibilità strinsi la mano di Agnese. Ci “sposarono” ed eravamo circondati da un bellissimo profumo, fu molto bello. Poi ci salutarono con un sorriso: la storia era finita e bisognava tornare nel mondo reale, ma qualcosa ce la portavamo entrambi fuori da quel luogo, qualcosa di nuovo.

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