TEATRO DEL LEMMING- ATTORNO A TROIA_TROIANE

Attorno a Troia_Troiane

Questo lavoro si costituisce come la seconda parte di un ciclo denominato Attorno a Troia che, dall’Iliade alle Troiane all’Eneide, intende indagare il tema della distruzione di una civiltà, dello smarrimento e dell’esilio.

il periodo storico che stiamo vivendo ci fa sentire come Achei lanciati alla distruzione di città e contemporaneamente come Troiani alla deriva. Il nostro volto sempre più assume su di sé il volto del conquistatore insieme a quello dello sconfitto. Giochiamo entrambi i ruoli alternativamente nella ruota della storia, oggi però sembrano darsi contemporaneamente. Siamo i distruttori del pianeta e insieme, proprio per questo, attraverso i cambiamenti climatici, le guerre e le pandemie, le vittime di questa distruzione. E nella terribile condizione di migranti sta insieme l’origine e forse il destino della nostra civiltà.

Dopo un primo Studio su ILIO, presentato lo scorso anno, questo lavoro rimette al centro, come è proprio della nostra poetica, la relazione diretta e prossemica con lo spettatore. Il lavoro inizia laddove si concludeva il precedente – le donne troiane, come in Euripide le uniche sopravvissute del massacro, stanno per salire sulle navi dei vincitori Achei, saranno trascinate come schiave lontano dalla patria. La felicità è perduta, resta solo tra le macerie il suo struggente e amaro ricordo. Le mani nel vuoto stringono solo le mani di altre sventurate compagne.

Commenti (21)

  • Il dispositivo da voi proposto attiva il pubblico direttamente, a portarlo in scena insieme a voi, letteralmente: ognuno di noi spettatori ha aperto gli occhi trovando davanti a sé una schiera di donne di numero pari a quello degli spettatori; ad ognuno di noi spettatori è toccato un destino molto preciso da conoscere, lentamente, per poi essere catapultati nel vivo di uno “spazio-tempo” in quel caso di paura, di fuga, che ci ha fatto vivere in prima persona, invece di assistervi, la catastrofe umana narrata, uno stralcio di cosa avremmo provato al posto loro, per poi passare in rassegna le paure/peculiarità, passando di mano in mano alle performer in quel momento compagne di scena, le quali ci mostravano il loro punto di vista, forse la loro perdita particolare.
    E’ stato molto forte il momento in cui noi pubblico, ci si è ritrovati mano a mano faccia a faccia, in cerchio, in una situazione immaginificamente di difficoltà o perdita, uniti a pensare di poter contare per un momento l’uno sull’altro, ho avuto lì una percezione viva e concreta di Comunità. Peccato per la chiusura di quell’immagine, per il passaggio alla successiva e andando poi verso il finale, che è stata un pochino caotica e forse un pochino poco curata nel divenire mi permetto di dire, rispetto a tutto ciò che è venuto prima, che infatti, è riuscita a costruire bene per l’arrivo al cerchio, che ripeto, per me, personalmente, è stato il momento più toccante, che riconosco come apice nella mia percezione di questa performance.
    Sarebbe interessante poter sviluppare questo aspetto del vostro dispositivo scenico, ovvero la possibilità che il pubblico maturi delle domande o delle possibilità di azione trovandovisi direttamente immerso: chè è quello che ho visto in potenza in alcuni corpi-compagni-pubblico: come se volessero agire ma senza sapere perchè o in quale direzione o nella direzione di chi… addirittura immagino questa performance come un happening pubblico, dove non necessariamente si ha davanti del pubblico istruito, sarei curiosa di vederne l’evoluzione.
    Per quanto riguarda la notazione “femminista” che ho fatto subito. Mi sono semplicemente chiesta perchè l’unica voce con diritto di favella fosse quella di un uomo, quando alle 7 donne in scena invece è concesso solo il logos dell’esubero, quelle parole che in qualche modo non c’è modo di tenere dentro e vengono fuori in un urlo straziante oppure dette all’orecchio in grande segreto, è richiesto dal testo delle Troiane? Mi chiedo se fosse necessario un appunto maschile su una narrazione che già dal titolo è femminile, per giunta in registrazione, e purtroppo le voci registrate sono sempre molto caratterizzanti a seconda del loro utilizzo (deus ex machina, ricordo, narratore “superiore”), generalmente come nel caso di questa performance, sono voci narranti, che quindi si pongono su un’altro livello rispetto all’accadimento, quale livello?
    C’è anche da dire che un po’ per questioni tecniche derivanti dal file audio ma molto di più per quello che stava succedendo, non molto è stato ascoltabile, perchè noi pubblico eravamo presi letteralmente dalla nostra relazione con le performer e quello che volevano dirci. Per cui mi chiederei quali parole siano davvero necessarie alla manifestazione e quando sia necessario dirne, e mi chiederei come rendere plurale la voce narrante se questa è la volontà, o semplicemente affidarlo ad una Troiana; come spostare la possibilità della contrapposizione uomo-donna acuendo, in questo modo, il core della performance, che infatti questa volta, davanti alla mia sensibilità ha perso forza.
    (…) Non credo che tutti nel pubblico abbiano fatto questo ragionamento, ma del resto molte cose, da ciò che viviamo a ciò che soltanto vediamo, lavorano a livello inconscio dentro di noi, in modi differenti e specifici per ognuno di noi.
    Mi chiedo inoltre se in una interpretazione contemporanea delle Troiane si possano trovare esempi più vicini, e in effetti me ne vengono numerosi, dall’Ucraina alla Palestina senza perdere d’occhio molte regioni dell’Africa, periodicamente afflitte da guerre civili o golpe per cui è sempre il popolo a farne le spese, o la causa delle donne afgane, che ad ora hanno meno diritti di un animale (domestico o selvatico che sia), questo anche per asciugare, concretizzare il lavoro delle performer, sempre che non sia uno studio che abbiate già fatto.
    Che poi sono le immagini che mi sono venute naturalmente in mente partecipando a questo studio intorno alle Troiane, già in questa versione.

    Marica M.

  • Confesso che non ero preparato. Sono stato fortunato a entrare senza prenotazione. Forse avrei messo le lenti a contatto o altre scarpe. Non ero preparato a una esperienza teatrale così prossima, così vicina. Esperienza che dovrei descrivere sotto tue aspetti. Il primo emotivo: l’obbligo di dover fare dei gesti insieme all’attrice richiedeva il pensare “e adesso cosa devo fare?” “e adesso devo fare questo?” “e adesso?”. Elias Canetti, in Massa e Potere, diceva “una volta persa la paura del contatto inizia la felicità”. Il pensare, già, ma il pensare si è poi disciolto nel seguire quel che accadeva, stupendo me stesso, come quando ho rivisto il cavallo degli scacchi la seconda volta, o l’odore del cavallo di tela, o i cappelli pettinati con troppa foga. E gli occhi fissi dell’attrice, delle attrici, non così semplici da affrontare, così ogni tanto mi toccava stornare lo sguardo. Non penso sia semplice, brave.
    Il secondo aspetto è quello teatrale o drammaturgico, i contenuti dei gesti, loro e miei, insieme alle parole e alle grida. Allora, ho capito che stanno partendo, che stiamo partendo sulle navi, che siamo sempre in procinto di partire e di lasciare; percorso non facile, che sto affrontando in questo periodo. Siamo a Troia, sì, certo i riferimenti ci sono il cavallo e poi il cavallo, i capelli, l’attesa, anche se non tutti gli ho capiti. Ammesso che fossero da capire. Non credo fosse importante. Bello, sì.
    Forse la musica, non c’era così bisogno. Bastavano le parole, forse qualche tamburo o corno di sottofondo. Non so, ero troppo concentrato sui gesti e sulle parole.
    Avrei voluto parlare alla fine, parlarne. Non so, forse. Certo è che avrei voluto rifarlo e anche subito e consigliarlo. Parteciperò ad altri spettacoli, quando vi sarà l’occasione. Leggo che siete di Rovigo, ci sono stato quest’anno per la prima volta, a vedere una mostra, era caldo, cosa c’è a Rovigo? Niente, è tutto piano. Ecco, c’è Matteotti. E voi.
    Grazie per l’imprevisto.
    Buona giornata.

    Kristian

  • Confesso che non ero preparato. Sono stato fortunato a entrare senza prenotazione. Forse avrei messo le lenti a contatto o altre scarpe. Non ero preparato a una esperienza teatrale così prossima, così vicina. Esperienza che dovrei descrivere sotto tue aspetti. Il primo emotivo: l’obbligo di dover fare dei gesti insieme all’attrice richiedeva il pensare “e adesso cosa devo fare?” “e adesso devo fare questo?” “e adesso?”. Elias Canetti, in Massa e Potere, diceva “una volta persa la paura del contatto inizia la felicità”. Il pensare, già, ma il pensare si è poi disciolto nel seguire quel che accadeva, stupendo me stesso, come quando ho rivisto il cavallo degli scacchi la seconda volta, o l’odore del cavallo di tela, o i cappelli pettinati con troppa foga. E gli occhi fissi dell’attrice, delle attrici, non così semplici da affrontare, così ogni tanto mi toccava stornare lo sguardo. Non penso sia semplice, brave.
    Il secondo aspetto è quello teatrale o drammaturgico, i contenuti dei gesti, loro e miei, insieme alle parole e alle grida. Allora, ho capito che stanno partendo, che stiamo partendo sulle navi, che siamo sempre in procinto di partire e di lasciare; percorso non facile, che sto affrontando in questo periodo. Siamo a Troia, sì, certo i riferimenti ci sono il cavallo e poi il cavallo, i capelli, l’attesa, anche se non tutti gli ho capiti. Ammesso che fossero da capire. Non credo fosse importante. Bello, sì.

    Forse la musica, non c’era così bisogno. Bastavano le parole, forse qualche tamburo o corno di sottofondo. Non so, ero troppo concentrato sui gesti e sulle parole.
    Avrei voluto parlare alla fine, parlarne. Non so, forse. Certo è che avrei voluto rifarlo e anche subito e consigliarlo. Parteciperò ad altri spettacoli, quando vi sarà l’occasione. Leggo che siete di Rovigo, ci sono stato quest’anno per la prima volta, a vedere una mostra, era caldo, cosa c’è a Rovigo? Niente, è tutto piano. Ecco, c’è Matteotti. E voi.

    Grazie per l’imprevisto.
    Buona giornata.

    Kristian

  • Oggi è il giorno del mio compleanno: siete statə il mio regalo, da me per me, per provare a ritrovare un senso, in mezzo alla follia e alla devastazione di questo tempo.
    Torno a casa e le mie figlie, gemelle, si stanno pettinando a vicenda. Questo gesto mi commuove come se per la prima volta, dopo aver pettinato ed essere stata pettinata, ne vedessi la cura, ne percepissi la potenza.
    È stata una serata sacra. Ho sentito la sorellanza, materializzarsi il luogo che non c’è e che è l’unica speranza di salvezza. Non per noi, non per me, che oggi entro nel mio cinquantesimo anno di vita e ho sempre fatto ciò che ho voluto, ma per le ragazze e i ragazzi, per il ragazzo che culla un cavallino di paglia, per tutte le sorelle e tutti i fratelli di quel bambino morto che strazia più di quanto i bambini che muoiono ogni giorno per davvero non riescano a fare. Questo è il grande potere del teatro, la sua portata politica: “Ok, entro nuda”, mi sono detta quando ho ricevuto l’invito a togliere i monili e le scarpe, entro senza orpelli, senza alibi, senza difese; entro fidandomi, perché sento di poterlo fare, e perché ne ho un fottuto bisogno. Entro per rinascere, per deporre un istante le armi, disposta a prestare il fianco. “Questo non è il nostro paradiso”, eppure gli assomiglia: il coraggio di guardarsi negli occhi, la capacità di vedersi, reciprocamente, gli occhi come specchi. Quando brucia il paradiso fa male. Resto lì, impotente, né nel fuoco, né nel cerchio, e non so davvero quale sia il mio posto…
    Porto nel mio cinquantesimo anno l’inquietudine che lascia addosso il teatro quando è onesto; porto nel mio cinquantesimo anno la donna che mi ha porto la tunica, il suo sguardo profondo e intenso, la carezza delle sue rose gialle; porto nel mio cinquantesimo anno l’intimità che mi ha pettinato i capelli, un bacio sulla fronte, il dito che mi ha sfiorato una lacrima, la mano che mi ha trovato il cuore, la donna che mostra il figlio morto, la corsa mano nella mano verso una salvezza impossibile, la freschezza disarmante del ragazzo col cavallino di paglia…
    Tra poco ci faranno salire sulle navi. Non è dove vorrei andare, non è dove vorrei che andassero le mie figlie, il mio paese, la mia Europa, il mio pianeta. Però sono pronta. Ora sono pronta. E se ci saranno sorelle e fratelli, saprò riconoscerli.
    Grazie, Teatro del Lemming. Buon viaggio. Spero che le nostre strade possano risfiorarsi presto.
    Tiziana

  • Buongiorno, domenica 12/05 a Valdagno (VI) ho partecipato al vs spettacolo “Attorno a Troia_Troiane”.
    Era la prima volta che assistevo ad uno spettacolo interattivo tra attore e spettatore.
    Volevo ringraziarvi di cuore per l’esperienza indimenticabile. Tante emozioni, un intensità disarmante e soprattutto tanta verità. lì sei te stesso anche se non lo vuoi. li si libera tutto ciò che siamo, con le nostre gioie e i ns dolori più profondi.
    un plauso al regista Massimo Munaro e a tutti gli attori che ci hanno donato tanto .
    Bravi, non penso sia facile donare così intensamente per 5 repliche filate.

    Spero torniate presto a Valdagno.
    Ancora grazie.

    Sabina

  • Di nuovo buonasera e di nuovo grazie!

    Non ho molto da aggiungere rispetto a quanto avevo già sperimentato lo scorso febbraio, ma ho cercato di ascoltare la musica con più attenzione e devo dire che è davvero perfetta!
    Immediata, completa, leggera come una brezza ma forte come un’onda dell’oceano.
    E molto altro, che davvero mi è impossibile esprimere a parole.

    Il lavoro è complesso ma non superficiale, il ritmo è un perno portante che non è stato solo interiorizzato ma anche trasmesso
    Non solo sulla fruizione dello spazio, ma soprattutto sull’intensità del rischio calcolato proprio della pedagogia
    Siete stati molto bravi anche su questo!

    E ancora ho vissuto una conferma quando due ragazzi si sono emozionati così tanto da non poterlo nascondere; e non tanto per la reazione del pianto, ma per la naturalezza del loro abbraccio tutta questa tempesta ha funzionato
    Di nuovo
    E’ vero che “funzionare” accostato ad un essere umano fa schifo, ma grazie per capire
    E mi permetto di citare Irving, quando scrive “c’è qualcosa di sacro nelle lacrime. Non sono un segno di debolezza ma di potere. Sono messaggere di dolore travolgente e di amore indescrivibile” perché a me piace il pensiero di essere scalza a teatro e infatti ho pianto anche stasera

    Molte volte ho pensato che vorrei solo determinati monumenti, tele, sculture e anche tanta musica senza tutto il lutto e l’orrore che di fatto ci stanno dietro, ma è anche vero che la storia non può essere cambiata ed è altrettanto vero che spesso poco importa chi ha cominciato perché tutti continuano

    Mi devo proprio fermare, non prima di ringraziare di nuovo e di gioire nel vedere che il Festival sta avendo, giustamente, un’accoglienza positiva

    A presto,
    Chiara

  • Assistito al vostro spettacolo a Jovençan (Aosta)

    Molto impressionata dalla bravura degli attori, location spettacolare, forse impreparata ad uno spettacolo del genere.
    Avrei avuto voglia di partecipare più attivamente, ma ero dubbiosa e non sapevo se sarebbe stata gradita una maggiore interazione

    Forse avrai necessitato di una introduzione per contestualizzare di più il momento teatrale e la nostra possibilità o meno di interagire

    Grazie per la bella esperienza

    Luigina

  • Salve Massimo Munaro e membri del Teatro del Lemming,

    ho partecipato ieri sera alla Rocca di Bazzano al vostro spettacolo “Attorno a Troia_Troiane”, e volevi farvi i complimenti, dirvi che è stato molto interessante ed emozionante.

    Ho letto la vostra presentazione dello spettacolo, e ho ritrovato il senso della vostra opera.
    In particolare ho apprezzato la capacità di suscitare – con modalità apparentemente semplici, senza particolari attrezzature o scenografie – forti emozioni, e coinvolgere noi partecipanti in ciò che veniva rappresentato, nel suo senso.

    La vostra opera e come è stata rappresentata dalle attrici è stata in grado di farmi sentire la forza suscitata dal contatto umano profondo, ma semplice; dalla semplice possibile condivisione delle emozioni, degli sguardi, del toccarsi. Cosa che non avviene spesso, anzi spesso è evitata.
    Ha dato quindi la misura di ciò che si può fare nel condividere emozioni, nello stare vicino alle persone.
    Non mi scorderò presto gli sguardi e gli occhi delle attrici, specie della prima ed ultima che mi ha coinvolto.
    Aggiungo anche che nella presentazione scritta dell’opera ho trovato una cosa importante, non scontata ed anzi nascosta: siamo conquistatori e sconfitti. Contemporaneamente distruttori e vittime.
    E’ proprio vero, e col testo siete riusciti a creare collegamento tra il tema storico della vostra intensa opera (Troia, le Troiane), e la condizione nella quale siamo nell’attualità.

    Complimenti. Grazie.
    Giorgio

    (Bologna)

  • Buonasera,
    mi chiamo Stefano Terrabujo, ed ero presente alla replica delle 20 di sabato scorso dello Studio Attorno a Troia_Troiane.
    E’ stato il mio primo approccio al vostro lavoro, e il mio feedback è molto semplice: ho ritrovato la sacralità e la necessità del Teatro.
    Sacralità del teatro come rito, e necessità oggi come sempre di ribadire concetti basilari e che dovrebbero essere scontati, ma che paiono sempre passare in sordina, quando non vengono brutalmente strumentalizzati.
    E’ stato molto bello e toccante, anche nei suoi picchi più brutali, e il tutto grazie ad attori che ho trovato molto bravi e sensibili, e a una regia davvero coinvolgente.
    Sarebbe bello in futuro vedere anche l’esito del precedente studio su ILIO, quello che mi par di capire sia stato l’inizio di questo percorso drammaturgico.
    Grazie, e complimenti a tutti.

  • Questo Vostro “lavoro”, inizialmente mi è apparso fugace…
    Poi,
    un movimento circolare fatto di pensieri, riflessioni, odori, sensazioni… forza d’animo e smarrimento m’invase…
    Poi,
    il riconoscimento struggente dietro la nebbia diradata… del
    nostro mondo reale.
    Addosso mi sono rimasti sguardi di felicità e di tristezza e mani calde e sudate che stringono…
    un bene forse non perso una volta per tutte.
    Vi ringrazio
    Con stima
    Monica

  • Un saluto a voi!
    Eccomi col mio punto di vista su “Attorno a Troia, uno studio” di oggi pomeriggio, 18 febbraio.
    Lo confesso, nella performance ho seguito poco la voce narrante, dando più spazio all’espressione di voi attori e attrici..si, ad ogni spettacolo sento questo, i sensi all’ennesima potenza, un bagno di espressività che la quotidianità ci riserva e che non sappiamo sempre valorizzare al meglio.
    Ho provato di tutto in questa mezz’oretta, il toccarsi, l’affetto, l’allarme, il lasciarsi all’improvviso, le speranze disilluse della vita, il credere quindi di poggiare i piedi in un terreno stabile e quanto meno te lo aspetti, tutto crolla, il grido d’allarme che tutti richiama all’ordine, per ristabilire un altro ordine poi, quello del cambiamento (pensiamo solo alla pandemia o alle guerre in corso).
    Il tutto è avvenuto in un tempo molto breve, come la vita, devi cogliere l’attimo nel momento in cui si presenta, altrimenti è un treno perso.
    Grazie davvero, come sempre!!
    Valentino

  • La rappresentazione come evocazione della sorte in cui sono trascinate le donne troiane
    mi ha suscitato come spettatore tantissime emozioni, attraverso la corporeità delle attrici
    ho vissuto il dolore di chi ha perduto ogni affetto, ma soprattutto la libertà.
    Mai come oggi la situazione nel mondo si ripete, le barbarie aumentano, l’uomo indifeso
    subisce , anche il nostro silenzio mi colpisce, dove sono i valori di libertà, uguaglianza e
    fratellanza che dovrebbero unirci in una lotta comune per i nostri diritti di uomini liberi?
    Grazie per avermi ricordato che possiamo ancora lottare per un mondo dove tutti possano
    trovare il loro paradiso.
    Irene

  • Buongiorno a tutti e ancora grazie!
    Purtroppo anche stavolta i ragazzi non potevano partecipare, ma davvero sarebbero stati entusiasti di questa esperienza!
    E anche stavolta, durante gli studi preliminari prima dello spettacolo, ho cercato di indovinare più che potevo degli elementi che potevano fare capo alla tragedia di Euripide, e anche stavolta mi avete battuta .Questo studio, da me, è stato vissuto come un lavoro completo e intenso.
    Indubbiamente l’Alta Formazione non può essere accessibile per tutti, ma è altrettanto vero che ciascuno di Voi Allievi è stato capace di darmi tutto: in concentrazione, precisione e professionalità innanzitutto; ma via via anche tenerezza, vicinanza, dolore, nostalgia, silenzio, condivisione.
    Mi sento davvero di permettermi di pensare che avete raccolto una sfida tosta ma alla vostra altezza
    Vorrei esprimere gratitudine per la musica che ha accompagnato questo viaggio – in Euripide il coro riveste un ruolo minore rispetto alle opere di Sofocle o Eschilo e ho vissuto queste armoniche come un gesto delicato e umile. I costumi, compresi i nostri, erano davvero bellissimi!
    La luce che è stata messa in gioco ha valorizzato il bianco in maniera egregia e questo bianco è stato il grande faro che ha amplificato tutte le mie emozioni: nella mia casa, sono bianche solo le pareti delle stanze in cui si cucina e si legge. A ciascuno è stato affidato un oggetto che è stato caricato di significati stabili e di equilibrio fugaci
    e così sto cercando di farmi una cultura sul significato dei tulipani, ma al momento mi scelgo solo la tenerezza
    E vengono citati i grandi protagonisti della guerra di Troia: Astianatte, Ulisse e la sua Itaca e anche Ettore
    Ettore, che è solo un essere umano e che deve perdere
    Che saluta la famiglia dopo aver osservato il rito della vestizione e sa che affronterà un avversario impari. Alla sua morte ho davvero capito che lo spavento per una reazione allergica recente di mio marito non mi è ancora passato e ringrazio per l’accoglienza. Un altro grande perno del lavoro è il movimento, che esprime perfettamente il rischio calcolato nella pedagogia del teatro dello spettatore. Penso sia davvero difficile far vivere uno schema tanto completo, anche su questo siete veramente bravi!
    Il grande fulcro del lavoro, a mio parere, è la conclusione con la lettura di parte della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo
    Insieme alla costituzione dell’UNESCO, è una delle grandi eredità del Novecento che dovrebbe continuare a vivere
    Ma anche in questo tempo, come tutti gli altri, carico di infinita vergogna, spesso la Dichiarazione resta lettera morta
    E fa parte della natura umana la capacità di scelta, che Euripide assegna a Medea ma anche ad Alcesti
    Bene, io ringrazio ancora e non mancherò al terzo studio
    Ciao,
    Chiara

  • E’ stata un esperienza che arriva al cuore, dalla vestizione iniziale all’ultimo sguardo della donna troiana. Le donne hanno dentro tutto anche se non sono di una specifica realtà. Come donne, vivono la vita e la morte in ogni istante della vita in tutti i suoi aspetti antropologici, filosofici, psicologici..
    A me , uomo e maschio, sono arrivati msg umanizzanti della donna … Grazie ai loro sguardi penetranti, pungenti e amorevoli ho potuto consapevolizzare meglio quanto ancora l’umanità ha bisogno di essere umanizzata per sentirsi fratelli e sorelle….

  • Caro teatro,
    (…) All’uscita ero un po’ deluso, mi sembrava che fosse durato davvero poco in confronto a tutto il lavoro fatto. Ma capisco che è uno studio che porterà forse a una sintesi delle diverse parti, di cui forse ho sentito, appena entrato, la mancanza: a differenza di Ilio non si era catapultati direttamente nella guerra, ma ci si ritrovava (forse per questo, più freddamente) a fatto compiuto. Certo crea un forte smarrimento il trovarsi a dover salire sulle navi. Nel percorso mi piaceva molto che le azioni si adattassero alle parole, come nel labirinto di metamorfosi: quando sonostato messo sotto il velo e la voce parlava del bambino che sarei stato se non fossi morto sotto le macerie è stato molto toccante. D’altra parte, ho forse sentito lo spazio un po’ claustrofobico (il che forse dà l’idea delle navi) e la rotazione meccanica (era molto evidente che saremmo dovuti andare al successivo, al contrario di metamorfosi dove non ti aspetti niente). Il momento più intenso è stato quello di Troia brucia, quando appena dopo la bellissima frase sul paradiso come ricordo e immaginazione, ci prendevano per scappare e diventavamo tutti ombre all’inferno. (…)
    Il nodo finale era molto amaro: resta irrisolto come, per quanto lo sappiamo, la storia si ripeta identica e anche l’ultima rottura della quarta parete nel cerchio mi ha lasciato con la domanda: se lo so già cosa serve ripeterlo a voce alta? Ma so che anche un piccolo dubbio può avere grandi conseguenze, per questo:
    Grazie di quello che fate col teatro, ci vediamo presto,
    Cosimo

  • Buonasera
    avevo già visto due vostri spettacoli (Odisseo e Dioniso) ed ero molto curioso di vedere anche “Attorno a Troia”.
    In realtà non posso dire solo di averlo visto, sarebbe riduttivo, i vostri spettacoli si vivono e anche quest’ultimo è stato un viaggio molto emozionante.
    L’aspetto che più mi ha colpito è stato l’attualità che avete portato in scena, trattando un dolore molto lontano e antico ma che purtroppo è presente ancora oggi.
    Attraverso i cinque sensi mi avete fatto provare terrore, angoscia, disperazione e tante altre emozioni pure che mi hanno permesso di immergermi completamente in quello che stava succedendo, rendendolo vivo e reale.
    Mi avete messo in una “posizione scomoda” che mi ha permesso di pormi molte domande su ciò che viviamo al giorno d’oggi, facendo nascere in me intense riflessioni personali.
    Voglio complimentarmi con tutti gli attori e le attrici del “Corso di Alta Formazione”, perché con le loro interpretazioni autentiche sono riusciti a coinvolgermi, rendendomi parte viva dello spettacolo.
    L’unica cosa che mi è dispiaciuta è stata non riuscire a prestare sempre attenzione alle parole dell’audio in sottofondo, perché c’erano momenti in cui ero troppo preso da ciò che vivevo in scena e mi distraevo perdendomi alcune frasi (dovrò tornare a vederlo!).
    Grazie davvero per il meraviglioso lavoro che fate, arrivate dritti nell’anima.
    A presto

    Luca

  • Stupore, gioia, rabbia, affetto, queste sono solo alcune delle profonde emozioni che mi ha fatto provare la rappresentazione teatrale “Attorno a Troia_Troiane”. Le parole mi cullavano come una poesia e i sensi erano in armonia, rapito dai piacevoli ricordi di una vita passata e dai presagi di una terra bruciata.

  • Sono sempre molto incline a cercare di cogliere la maniera in cui si vuole agire su di me, la direzione a cui mira l’azione di colui che ho di fronte. Così valuto il gesto nella misura in cui mi sembra soddisfare le attese. Penso che nell’interagire individualmente con gli attori io sia ancor più calata in quest’analisi, tanto da non riuscire più ad astrarmi al concetto veicolato. Temo, in questo modo, di trascurare informazioni che compongono il senso della scena: negli occhi dell’attore forse dovrebbe esprimersi appieno lo spettacolo, ma quando lì non ho nulla di più con cui confrontarmi per capire l’insieme. Allora cosa sono io. Spettatore, fronte a tutto ciò? È l’intesa che mi viene data? O c’è ancora qualcosa che non mi si vuole svelare?

    Del resto però, tornando all’immaginario delle Troiane, credo siano poi anche l’idea della frammentarietà, unita a quello della verità sfuggente, che meglio evocano la dimensione della memoria.

    Al di là però di queste mie interpretazioni, che potrebbero essere semplicemente personali contorsionismi mentali, v’è stato poi un punto particolarmente vivido verso la fine, anche per come il testo fosse più facile da udire ove si leggeva la “Dichiarazione dei diritti”.

    Tra quanto avevo interiorizzato fino a quel punto e le parole ho sentito un salto di sollievo, “la pace si è fatta”, e poi lo slancio ripiegarsi su di sé. Le parole stridere con tutto ciò che le aveva precedute e si rifiutava di conciliarvisi. V’era l’ingiustizia e l’incoerenza, tanto che persino nella presa per mano mi sono convinta che vi fosse un vigore troppo serrante, innaturale e opprimente: lì per placare qualcosa in me che voleva respingerlo. A quel punto sono riuscita a guardare oltre al teatro, ne avevo alle spalle un indice che puntava nella direzione in cui dovevo volgermi e a me spettava d’incamminarmici.

    Il fatto che tutto si sia interrotto allora, mi ha permesso di metabolizzare quest’impressione nel momento in cui era più piena, e d’altra parte mi è dispiaciuto uscirne così presto.

    A presto,

    Irene P.

  • Salve, ho visionato lo spettacolo “Attorno a Troia_troiane” venerdì 16 febbraio alle 20.
    Quando siamo entrati mi sono sentita molto confusa, non mi avevano spiegato cosa sarei andata a vedere oltre ad un piccolo riassunto della vicenda, non sapevo fosse uno spettacolo interattivo quindi ero quasi un po’ intimorita.
    Un’atmosfera tetra causata dalle luci spente e le ragazze e ragazzi vestiti di bianco illuminati solo da una piccola luce. Quindi inizialmente avevo due emozioni che stavano prevalendo sulle altre: confusione e quasi paura.
    Quando una ragazza mi ha preso per mano per portarmi al suo posto e mi ha mostrato la sua scena ero in imbarazzo, facevo fatica a guardarla negli occhi o prestare attenzione a quello che faceva ma più passavo da un ragazzo all’altro, più vedevo le scene, più mi immedesimavo.
    Il cavallo infilzato, l’uomo con il bambino deceduto, la ragazza col fiore profumato e la ragazza che ti pettinava i capelli. Loro sono quelli che mi sono rimasti più impressi. Il dolore dell’uomo con il figlio deceduto, sentire il peso del bambino e l’espressione distrutta del padre mi hanno fatto percepire tutta l’angoscia di perdere un figlio. L’amore che mi é stato comunicato dalla ragazza con il fiore. E una dolcezza quasi materna dal semplice gesto di pettinare i capelli.
    Mi sembrava quasi di essere in una bolla finché non si ruppe, le ragazze e ragazzi iniziarono a correre, urlando “brucia! ” e quando mi sussurrarono “questo non é il nostro paradiso” tutta la magia di quel momento finì. Era tutta una falsa? Un gioco? Chi lo sa.. Ma so che sembravano soffrire dietro quei sorrisi e quelle urla.
    Questo spettacolo mi ha lasciato dentro angoscia e molta confusione ma sono rimasta abbagliata dalla bravura degli attori.
    GIORGIA

  • Liceo Scientifico Rovigo

    LETTERE DI RISPOSTA ALLO SPETTACOLO : ATTORNO A TROIA_TROIANE
    LICEO SCIENTIFICO PALEOCAPA

    Lo spettacolo attorno alle Troiane l’ho ritenuto interessante e innovativo. Personalmente non avevo mai assistito a uno spettacolo in cui si era coinvolti anche fisicamente. Inizialmente è stato strano ma poi mi sono sentita a mio agio . Gli attori sono stati molto coinvolgenti attraverso i loro ruoli e le loro espressioni facciali
    Irene B.

    Penso che il fatto che lo spettacolo sia interattivo lo renda molto più coinvolgente e interessante rispetto agli spettacoli tradizionali
    Marco M.

    personalmente lo spettacolo non mi è piaciuto, ha suscitato in me paura e agitazione
    Anna M.

    Stupore, gioia, rabbia, affetto, queste sono solo alcune delle profonde emozioni che si provano durante lo spettacolo, no scusate mi sbaglio… uno spettacolo necessita di un pubblico passivo per etimologia, dal latino spectaculum, derivato di spectare, cioè “guardare”, e lo spettatore del Lemming non è limitato alla sola vista e al solo udito come consueto, ma è posto in una condizione tautologica di “relazionarsi con”, “vivere con”; alla luce di questo, credo sia più corretto definirla danza in recita o ballo in potenza, a preferenza del lettore, questo perché: le parole cullano come una poesia e i sensi si ricongiungono in armonia, rapiti dai piacevoli ricordi di una vita passata e dai presagi di una terra bruciata.
    Credo che sia in capolavori come questo che il Teatro del Lemming faccia più onore al suo nome “Centro Internazionale di ricerca_Il teatro dello spettatore”: “di ricerca” perché in continua sperimentazione di idee a mio parere assolutamente originali e “dello spettatore” perché, con un teatro che è portato al minimo, la relazione tra attore e spettatore diventa diretta, elevata e di forte impatto: non noi e loro, solo io e te, due mondi estranei che con un forte impatto si scontrano, interagiscono e si mescolano tra di loro fino ad amarsi; tutti sono protagonisti e tutti vengono ricoperti da un caldo senso di fratellanza.
    Come una volpe cacciata nella propria tana coi cani, così l’animo nostro viene portato fuori a forza di carezze, profumi, passi e sguardi, questi sono i dolci mastini del nostro spirito.
    Il teatro e in particolare la tragedia, matrice della filosofia e campo dei conflitti inconciliabili, è luogo dello sguardo e della visione straordinaria e rivelativa; e in questo mondo dove quasi tutto è diventato tecnicamente riproducibile e condivisibile attraverso i media, la tragedia è un grido infuriato di richiamo, un fortissimo e disperato grido che ci implora di ritornare alla magia dell’atto e del momento, ci ordina di agire secondo l’iconico “carpe diem”.
    Per concludere “Troiane”, immersa in un buio onirico e distesa su una parte di un mito universale, può ridestare in noi un senso rivolto alla bellezza della vita.
    Raffaele P.

    È stato molto coinvolgente, più di un qualsiasi altro teatro che sarebbe stato più statico e meno passionale, sono riuscito a sentire l’atmosfera del tempo ed è stato molto bello
    Riccardo M.

    Non mi è mai capitato di vedere uno spettacolo di questo tipo nel quale ho interagito con gli attori, l’ho trovato perciò molto “nuovo” e interessante nonché profondo; ho apprezzato in modo particolare anche la bravura ed espressività dei ragazzi che hanno recitato e che sono riusciti a restare nel personaggio.
    Gioia C.

    Un’ esperienza unica e molto interessante, un contenuto mai provato fino ad ora che mi ha lasciato durante e post spettacolo senza parole. La capacità degli attori di trasmettere agli spettatori tutti i sentimenti e le emozioni hanno trasmesso un senso di completa immersione nell’ opera.
    Luigi N.

    Lo spettacolo è stato una sorpresa perché non mi aspettavo di essere così tanto coinvolta. Nonostante un iniziale senso di spaesamento, lo spettacolo mi è piaciuto proprio perché gli attori hanno interpretato veramente bene il loro ruolo, coinvolgendomi e trasmettendo forti emozioni.
    Silvia C.

    Coinvolgente ed emozionante, la bravura degli attori permette di immedesimarsi nell’opera, che invoglia lo stesso spettatore a prenderne parte. Personalmente mi ha permesso di riflettere anche riguardo la tematica della guerra che distrugge la pace nelle nazioni, grazie al forte contrasto tra prima e dopo il conflitto troiano. Fortemente consigliato.
    Alex Z.

    L’esperienza al teatro è stata originale infatti è la prima volta che vengo coinvolta direttamente in uno spettacolo teatrale. Inoltre sono rimasta molto colpita dalla capacità degli attori di trasmettere sensazioni senza parlare ma solo attraverso lo sguardo. Pertanto, anche se all’inizio è stato molto strano durante il percorso ho apprezzato l’esperienza.
    Valentina M.

    Lo spettacolo mi é piaciuto molto e penso che le emozioni che ho provato nel partecipare fossero proprio quelle che lo spettatore dovesse recepire. L’alternarsi di buio e luce, sussurrii e urla hanno reso l’ambiente ricco di angoscia, paura, instabilità e terrore. Gli sguardi degli attori, dritti nei nostri occhi, suscitavano quel bisogno di ricerca della loro terra ormai perduta, facendoci sentire quel senso di inadeguatezza e di disagio che loro già da tempo stavano provando
    Celeste C.

    È stato uno spettacolo diverso dal solito, dinamico e pieno di emozioni. Il sottofondo musicale e le parole che lo accompagnavano formavano una cornice perfetta per il tema.
    Emma C.

    È stata un’esperienza unica ed emozionante. Attraverso la riscoperta dei sensi, siamo diventati parte integrante dello spettacolo. Anche l’espressività degli attori ha contribuito a rendere la rappresentazione più coinvolgente emotivamente.
    Angela C.

    Lo spettacolo ha scaturito in me molte emozioni, trasmesse soprattutto dallo sguardo degli attori che credo si siano immedesimati al meglio nella parte, anche il fatto di far fisicamente parte dello spettacolo mi ha veramente coinvolta e mi ha fatta sentire completamente all’interno della scena.
    Ritengo sia una rappresentazione molto particolare che ti fa sentire veramente ció che provano i personaggi e ti fa provare le loro stesse emozioni.
    Sara A.

    Ho trovato lo spettacolo “Attorno a Troia_Troiane” molto intenso e in grado di esprimere al meglio il dolore che la guerra può lasciare nelle vite di coloro che perdono amici e familiari. Dalla rappresentazione traspare la sofferenza di chi ha visto la vita delle persone che ama spezzarsi, e il tormento che in ogni momento, anche in quelli felici, perseguita chi è sopravissuto. Purtroppo, quello della guerra, è un tema attuale, che lascia sempre lo stesso dolore
    Rossana A.

    Risulta complesso descrivere a parole uno spettacolo tanto fisico e coinvolgente come l’esibizione Attorno a Troia_Troiane del teatro del Lemming.
    Si è immersi in un’atmosfera cupa e oscura, che disorienta lo spettatore e lo separa dalla realtà; la quarta parete viene immediatamente sfondata con la vestizione, che inserisce definitivamente l’osservatore nell’opera.
    Una voce narrante ci accompagna tra le rovine della città di Troia distrutta, tra le emozioni e i ricordi dei suoi abitanti straziati dal dolore. Gli attori, disposti in cerchio, ripetono ciclicamente la medesima azione, modificandola parzialmente per adattarla al racconto, dando l’illusione di essere bloccati in un eterno istante di immane sofferenza.
    Ruben B

    Lo spettacolo mi è piaciuto, è un’esperienza diversa che consiglierei a chi vuole provare.
    Elena G.

    Lo spettacolo presentato mi ha fatto vivere un’esperienza a dir poco unica e originale. Ad essere sincera non mi sarei mai aspettata nulla di tutto ciò che ho visto, perché dentro di me avevo un’idea di teatro totalmente diversa da quello sperimentato con questa esperienza. Fin da subito mi sono sentita partecipe del tutto soprattutto grazie alla capacità degli attori, per quanto giovani, di trasmettere emozioni vere che mi sono arrivate in modo diretto e chiaro. Tutti i sensi venivano coinvolti: lo sguardo degli attori interpretava perfettamente la trama raccontata con tono profondo, il tocco delle loro mani in un certo modo mi rendeva capace di sentire ciò che sentivano loro. Devo dire che inizialmente sentivo come invadente la vicinanza degli attori, ma con l’avanzare dello spettacolo capivo che era proprio grazie alla rottura della barriera che divide solitamente attore e spettatore che sarei riuscita a comprendere il messaggio della storia. La forza di questo spettacolo è che la compagnia è riuscita ad attualizzare un episodio tratto dall’Iliade, che da sola non avrei mai approfondito, anche collegandolo alla situazione corrente della guerra che ci circonda.
    È un’esperienza che coinvolge a 360° e personalmente l’ho molto apprezzata perché è riuscita a farmi provare molte emozioni e ha stimolato la mia sensibilità, facendomi immedesimare completamente nella vicenda.
    Vittoria L.

  • Innanzitutto voglio scusarmi per il ritardo di questa risposta allo spettacolo “Attorno a Troia_Troiane”: ammetto di essere solito procrastinare e rimandare e nel non eccessivo tempo libero mi dimentico di molte cose.
    Sono uno studente del Liceo Classico Celio Roccati di Rovigo ed ho assistito, o meglio, partecipato a questa opera con la mia classe il 17 febbraio. E mai mi sarei aspettato un dramma del genere. Di solito si utilizza l’aggettivo “maestoso” per descrivere qualcosa che ci sovrasta, per grandezza o forza, e lo colleghiamo ad una caratteristica fisica; tuttavia ritengo che il termine “maestoso” sia tra i più adatti a descrivere ciò che si prova, o almeno io ho provato, a ritrovarsi in mezzo a tante emozioni: le vesti bianche, la musica, i “sospiri, pianti e alti guai” Ti entrano dentro, nel profondamente piccolo, dove diventano maestosi e potenti perché, da là giù, si fanno sentire a gran voce, rimbombano, ti mettono in tensione e ti fanno riflettere. Ti ritrovi improvvisamente, nonostante sia in mezzo ad altre persone, da solo con te stesso. E nessuna parola genererà mai suono più veritiero del silenzio con il quale, finito tutto, ci si riallaccia le scarpe, ci si rimette l’orologio, il cappotto e si esce.
    E’ difficile pure confrontare subito tutto ciò che con la realtà e con il mondo moderno, bisogna aspettare un po’, il pomeriggio o il giorno dopo, perché quell’ambiente scarsamente illuminato a scacchiera, di cui ancora ignoro la morfologia, è un mondo a sé, quasi isolato, dove ti immergi e nulla sembra reale, sebbene tutto lo sia. Ti ritrovi in un mondo dominato dall’incertezza, mentre le donne avanzano verso di te, mentre aprono un telo bianco, mentre corrono e tu, dietro, tieni loro il passo. Soltanto dopo ti accorgi che quella era solo un briciolo dell’incertezza provata da quelle donne troiane deportate in terra straniera, o dai fanciulli, ormai orfani, che soli attraversano lo stesso Mar Mediterraneo di notte, al freddo e alla alla fame, o dalle madri e dai padri che cercano in tutti i modi di sfamare il loro bimbo, sotto le macerie in Ucraina o in Palestina o in moltissime altre parti del mondo, dove tutta questa violenza e dubbio è pura normalità quotidiana.
    Allora, in conclusione, non posso far altro che ringraziare voi del Teatro del Lemming per questa inaspettata e profonda esperienza, che di certo non scorderò facilmente e che mi ha aperto le porte ad una poco conosciuta ma viva realtà quale questo teatro è.
    Grazie!
    Gabriele L.

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